venerdì 30 marzo 2012

Listen to silence

Smettetela, vi prego.
Basta darmi responsabilità che le mie spalle non possono reggere.
Credete che io sia forte, comprensiva e talvolta matura?
Forse comprensiva e matura. Forse.
Ma forte no.
Non sono forte! Quindi, vi prego, smettetela di illudervi che lo sono.
Sono fragile.
Ho una costituzione di grafite e ossa di cartapesta.
Se soffiate più forte, la spina dorsale mi si spezza.
Vi scongiuro, basta! State in silenzio.
Non sono forte, non lo sono mai stata. E non posso certo diventarlo così, dal prima al poi.
Il mio sguardo guerriero non esiste più. Perchè io non lotto più.
Lo capite?
Neanche le lacrime hanno la forza per lavarmi via. Come potrei averla io? Ditemelo!

Basta, vi prego.
Fate silenzio.
E capirete.


domenica 25 marzo 2012

Sopravvivenza - corso base [The end]



"Il bello è che scrivere non serve a nulla di ciò che si vuole. Scrivere è un limite, un dolore, un difetto in più. Il bello è che dopo averlo fatto stai malissimo. Niente è cambiato, tutto rimane al suo posto (tranne i tuoi fottuti capelli), Pelè non torna in campo. Il brutto è che scrivi e Pambelè va al tappeto steso da un gringo, un gringo maledetto che è stato dentro per avere picchiato sua madre. Il brutto è che Pambelè non è la madre del gringo e - per quanto tu scriva - rimane al tappeto. [...]. Il brutto è che scrivere non ti guarisce dagli impulsi assassini, che rapinare un supermercato rimane il tuo obbiettivo impossibile. Il brutto è che desideri ancora un amore indimenticabile. Il bello è che scrivere è un altro modo di cagare e masturbarsi. Il brutto è che leggi i grandi autori ma solo Bukowski ti rimane. Il brutto è che un giorno la ragazza carina viene a sapere che scrivi e lo stesso non si lascia scopare a morte. Il brutto è che scrivere serve a tutto quello che tu non vuoi." [E. M. Reyes - C'era una volta l'amore ma ho dovuto ammazzarlo]

Il brutto è che scrivere è straziante, perchè senti pezzi di stomaco che si staccano e se ne vanno. Sputandoti in faccia, per avergli dato vita.
Il bello è che scrivere è un orgasmo di lacrime e sangue. Senza il quale non potresti neanche respirare.

lunedì 12 marzo 2012

Sei diventato complice

Poi l'incontro di due bugie.
"Mamma, io vado a Santa Severa con i miei compagni di classe" e prendere il treno per Roma.
"Mamma, io vado a Roma, che la Sapienza organizza dei corsi di preparazione per i test d'ingresso di Medicina" perchè lui vuole fare Medicina, ci ha preso gusto a curarmi...ma la preparazione ai test, dov'è che la fanno?
Abbiamo passato l'estate così, sotto lo stesso tetto, il suo.
Sapeva di buono quella quotidianità.
Fare la spesa in due, che è difficile perchè il carrello prende direzioni diverse, perchè lui vuole mangiare le porcherie e tu vuoi solo un po' di insalata. Togli, rimetti, togli, rimetti. Una guerra fare la spesa.
[...]
Poi i sospetti di mia madre.
"Alice ti stai abbronzando"
"Eh, qui il tempo non è proprio il massimo..." come se il tempo stesse alle mie dipendenze e non esistesse il meteo. Non c'è mai stata un'estate così pallida.
[G. Carcasi - Ma le stelle quante sono]

Ho lasciato scivolare due gocce su questa pagina.
Non sono riuscita a trattenerle.
Mi manca quella settimana.
Mi manca il Nostro agosto.
Mi manca casa tua.
"Un giorno ti mostrerò la mia Roma.", mi hai scritto più di un anno fa. E ad agosto io ho visto la tua Roma, ma ho vissuto la Nostra Roma.
Una Roma fatta di giri in moto e birre pomeridiane. Una Roma che guardava cartoni animati e ascoltava musica, con noi. Una Roma calda e rinfrescata da mille docce fredde. Una Roma di tacchi a spillo che non riescono a stare in equilibrio sui sanpietrini. Una Roma che per noi si svegliava di sera e andava a dormire in mattinata. Una Roma nella follia del Pub. Una Roma con un Colosseo a metà tra l'alba e la notte. Una Roma di sospiri uniti e corpi intrecciati, i nostri. Una Roma racchiusa nell'Hard Rock Cafè. Una Roma tra spese e cambio del biglietto, per restare un giorno in più. Una Roma con la tua maglietta addosso. Una Roma che custodiva le mie telefonate per non essere scoperta. Una Roma di semafori rossi all'andata e verdi al ritorno. Una Roma che sapeva di noi e odorava di te.

Una Roma che senza di te, di noi, è solo una città caotica.