mercoledì 9 maggio 2012

E intanto Nerone bruciava Roma


Fisso le unghie. Sono insanguinate. Le spingo dentro, di nuovo, con forza. Non urlo. Sento la carne stracciarsi sempre di più, all'altezza dell'addome. E ora? Non posso strappar via viscere e essenza. Non così. Non da sola. Non senza l'anestesia delle Tue mani a dirmi che sarai con me al risveglio. Perchè non ci sarai. E non posso neanche restare con lo stomaco tra le unghie. Decido in fretta. Estraggo le mani vuote e schizzi di sangue imbrattano le pareti di vaniglia e sogni. Mi sono sezionata l'anima al prezzo di ferite che cicatrizzeranno tra anni di pensieri in paranoia. Ma è il viso che brucia. Le lacrime chiedono scusa agli occhi, graffiano la pelle, sfiorano le labbra e muoiono sul cuscino. E basterebbe la bugia di una carezza a farmi credere che va tutto bene. Guardami adesso. Guardami, e dimmi: mi credi ancora stupenda? Allora stringimi forte fino a sporcarti la pancia col mio sangue, mentre batto pugni di rabbia e disperazione sul Tuo petto. Calma le convulsioni del mio corpo che si dimena, con baci di ambra e vita. Allontana i miei pensieri dalle valigie di ricordi che giacciono stanche ai piedi del letto. Si, ho già fatto le valigie a tua insaputa, ma continuo a restare. Baciami le lacrime, mentre mi chiami stupida.
E intanto, lontano da qui, Nerone brucia ancora Roma. Al posto mio.

Piangi Roma, muori amore,
splendi sole, da far male.
Ho già fatto le valigie,
ma rimango ad aspettare.

Mi servi tu, la malattia,
che spazza via, la razza umana.

Ridi Roma, godi amore,
nonostante il temporale,
metto i panni ad asciugare.
Piangi Roma, ti fa bene...