sabato 18 febbraio 2012

La perfezione di Depre

Lascio qualche istante il corpo sulla sedia, davanti alla scrivania. E mi do un'occhiata da fuori.
Vago per le stanze di casa mia, respirandone la polvere. Osservo le foto in bilico sulle mensole. I sorrisi sono sinceri.
Esco. Mi guardo attraversare distrattamente la strada. Prima o poi mi investiranno, ma non m'importa. Ho gli occhi troppo vuoti e stanchi per preoccuparmi delle bestemmie che mi lanciano gli autisti. Ho le cuffie dell'mp3 troppo dentro al cervello per sentirli.
Le mani le nascondo in tasca e lo sguardo nel nulla davanti a me, evitando di fissare inutilmente l'asfalto. L'atteggiamento fiero della mia testa alta cela l'assenza che mi trascino dietro invece dell'ombra. Sento la pesantezza dei miei passi e l'affanno dei miei respiri.
Torno a casa. Mi spoglio, faccio la doccia. E sento le lacrime di sangue scorrermi sul viso e sul corpo. Resto chiusa in bagno per tutto il tempo che serve. Lì dentro posso liberarmi di tutto, perfino di me. Fuori di lì, sono ancora più vuota.
Ho paura della sera, della notte e degli incubi. Ho paura della mia solitudine. Ho paura di me. E nessuno se ne accorge.
Mio padre non mi parla da due mesi e più, perchè dovrebbe accorgersi che sto male? Mia madre mi ama, lo so, ma neanche lei se ne rende conto. I pochi amici che ho non possono vedere. Fanno parte di me da troppo poco, per conoscere le mie ombre. Al tipo che frequento maschero tutto, lasciandolo perso nell'illusione che sto bene [e che sono sua, ma questo non c'entra]. Solo Lui si è accorto che qualcosa non va e mi strappa un sorriso anche per questo. Ma ci sono cose che neanche a Lui sono pronta a dire. Lo farò, ma non adesso.
E allora ritorno a me, ad osservarmi alla scrivania. Afferro un piccolo barattolo invisibile. Contiene delle pillole dalla forma ellittica. Ne butto giù due. E tra qualche ora ne prenderò altre due. Poi tra qualche mese non basteranno, allora inizierò a prenderne otto al giorno. E così via. Fino a buttar giù l'intera confezione.
Immagino la scena. L'ambulanza, le lacrime dei miei, la corsa in ospedale. Ma è tardi, a metà strada tornano indietro. Causa del decesso: overdose di psicofarmaci. No, dovreste dire: "Causa del decesso: la sua solitudine".
Mi metto una mano sulla spalla, per farmi coraggio. Torno nel mio corpo.
Piango e mi libero di tutto. Piango ed ho paura. Piango e non sono io. Piango e sono già io.
Piango.

Lascio qualche istante il mio corpo sulla sedia, davanti alla scrivania. E un cartello con scritto "Torno presto". Ma non credetemi.


10 commenti:

  1. Affilata sottopelle.
    Nel dolore amplificato
    tremo con te.

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    1. Ti sento, lo sai. Ed averti accanto in certi momenti un po' aiuta.
      Scusa per l'assenza, torneremo a volare presto.
      Un bacio, Nemy.

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    2. Non preoccuparti.
      Prenditi tutto il tempo che ti serve.
      Un abbraccio
      Nemy

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    3. Grazie, di tutto.
      Ti stringo forte.
      Un bacio

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  2. Rimango senza parole. Me le hai tolte per farle più belle, ne sono sicura.

    Un abbraccio ♥

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  3. E' solo bisogno d'amore; ferite aperte della quali non è rimasta più paura, solo dolore...
    Ti abbraccio.

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