venerdì 8 maggio 2015

Quello che resta




Quello che resta è un biglietto del pullman non usato, perché l'ultimo tratto l'hai percorso a piedi. 
Quello che resta è la voce un po' roca per aver gridato. 
Quello che resta è acido lattico ovunque, ma poco importa perché sei stata bene. 
Quello che resta sono le schiocche rosse, perché un pochino di sole l'hai preso. 
Quello che resta è un jeans strappato, non sai bene quando e come.
Quello che resta è una storia suonata da una tammorra e cantata insieme lungo il sentiero. 
Quello che resta è voltarsi e vedere un compagno di viaggio diverso ogni volta. 
Quello che resta è il sapore di un brindisi a contatto con la terra. 
Quello che resta è la sensazione delle gambe che tremano, dopo essere scesa per 1450 e passa scalini. 
Quello che resta è la fretta con cui ti sei tolta i vestiti per tuffarti. 
Quello che resta è l'incertezza prima di tuffarti, perché l'acqua è gelida. 
Quello che resta è il cuore che si ferma quando decidi di farlo. 
Quello che resta è la sensazione di libertà che il mare ti ha lasciato. 
Quello che resta è condividere il tempo di asciugarti con degli estranei che ti sono familiari. 
Quello che resta è l'ospitalità di una piccola città, mentre si aspettano gli altri che ci vengono a prendere. Quello che resta è la piacevole compagnia in macchina. 
Quello che resta è la consapevolezza che gli eventi migliori sono quelli programmati con cura e poi rotti da mille imprevisti. 
Quello che resta è la condivisione universale per una passione. 
Quello che resta è l'amabile fracasso di risate e voci discordanti che battono all'unisono. 
Quello che resta è la meraviglia negli occhi. 
Quello che resta è il sole nell'anima. 
Quello che resta è una carezza allo stomaco, una carezza che sa di infinito. 
Quello che resta è un sogno reale, che vorresti continuasse quando chiudi gli occhi. 
Quello che resta rimarrà. Intrappolato in un sorriso sincero e semplice. 
Quello che resta rimarrà. Incastonato nella tua memoria come una gemma preziosa. 
Per sempre.

domenica 15 marzo 2015

Gli esseri umani e la musica



Vivo di parole. Di questi meravigliosi respiri che possiamo emettere. E li peso. In un modo tutto mio. Le persone non possono comprenderlo. Ma gli esseri umani si. Già, esseri umani. Ho imparato questa nuova espressione di recente. Nuova perché con essa non mi riferisco alla specie umana.
Gli esseri umani sono al di là della nevrosi della squallida monotonia delle persone. Gli esseri umani sono oltre la ventiquattrore e il solito tran tran. Lo vivono, certo. Ma in maniera diversa dalle persone. Gli esseri umani sentono, parlano, vedono, toccano, respirano, baciano, fanno l'amore, si muovono, camminano, ridono, piangono in maniera diversa dalle persone. Una maniera che è intensa, profonda, calda, luminosa, dolce, accogliente, morbida. Una maniera che scotta. Gli esseri umani sono un incastro perfetto di suoni e luce. Gli esseri umani sono disordini complicati. Gli esseri umani sono degli splendidi rebus da risolvere e puzzle da costruire. Gli esseri umani sono musicalmente imperfetti. Gli esseri umani sono musica.
Si, gli esseri umani sono musica. Perché la musica li completa. Li salva. Li uccide. Li riporta in vita. E gli esseri umani ci fanno l'amore. Con la musica. La suonano con un'intensità tale da brucarsi l'anima. La ascoltano con gli occhi iniettati di armonioso sesso. Si lasciano violentare lo stomaco dalle note. Con i timpani in estasi. E sinapsi disconnesse dal mondo. 
Gli esseri umani sono musica. Perché vivono in un crescendo di vibrazioni e onde elettromagnetiche. Gli esseri umani respirano in un crescendo di idee. Gli esseri umani sono sangue e anima. Un'anima famelica. 
Gli esseri umani sono musica. Perché come la musica ti entrano dentro senza bussare. Semplicemente spalancano la porta. E mentre alzi il volume e canti a squarciagola, senti i loro sguardi taglienti e profondi che ti annusano procedendo dall'interno verso l'esterno. 
Gli esseri umani sono musica. Perché in loro puoi specchiarti. Nuda e semplice. Come quando ascolti una canzone che sembra scritta apposta per te.
Gli esseri umani sono musica. 
Se non lo fossero, sarebbero persone.

mercoledì 18 febbraio 2015

Tramonti fragili: dopo anni di pensieri in paranoia.


Torpore. Un freddo e devastante torpore. Un sonno dolce e infernale da cui riprendersi non era possibile. Non prima di adesso. E i miei organi ancora non hanno deciso se fosse stato meglio restare sopita. Perché sopita e ferita è meglio di sveglia e lacerata. Ma forse no. Forse è meglio così. Forse è meglio lasciarmi andare con Te. Ancora una volta. Ancora un po'. Perché questo è meglio del niente che mi ha dilaniata in questi anni. Perché questo è dolce. Straziante, si. Ma dolce. Hai riaperto la gabbia in cui mi ero chiusa e mi stai tirando fuori poco a poco. Hai cancellato gli incubi che mi hanno distrutta. Hai lentamente disintegrato gli attacchi di panico. Vorrei poter dire con certezza che non torneranno. Vorrei poter dire che resteremo così per sempre. Vorrei poter un miliardo di cose. Con Te. Vorrei. Già, vorrei. Maledetti tempi verbali! Odio imperfetti, congiuntivi e condizionali. Era meglio quando usavamo il futuro o il presente per parlare di noi. E odio anche quel noi, in parte. Non è mai stato ben definito, è vero. Ma vederlo così sfocato, sfumato e confuso adesso fa male. Avremmo dovuto dipingerlo completamente e farlo restare a colori ben accesi. Avremmo dovuto, già. Maledetti tempi verbali!
E adesso, eccoci qui, nel limbo. Che da lì ci siamo già passati poco importa. Finché reggo, ci resterò. Finché non mi si prosciuga il sangue, io ci sarò. Finché non mi si esauriscono le lacrime, io ti penserò. Finché ad alleviare il dolore ci sei Tu, io soffrirò. Non posso fare altrimenti. 
E lo so, che arriverà quel momento. Il momento di doverti dire davvero addio. Ma non adesso. Per favore. Adesso è troppo presto. Adesso accarezzami mentre dormo. Fosse anche una bugia, quella di dirmi che andrà tutto bene. Adesso guarda le nostre lacrime cadere e far fiorire Amore. Adesso resta. Ancora un po'. E poi un altro po'. E un altro po' ancora. Adesso resta. Pochi attimi importanti. Adesso resta. Perché questo è meglio del non averti più. Perché questo è straziante e dolce. Perché questo siamo noi.

venerdì 13 dicembre 2013

This is me...




La Kefiah e i miei 18 anni. La Kefiah e un mondo che, per me, iniziava a incrinarsi e sgretolarsi. La Kefiah e la profondità di uno sguardo che non sarebbe più tornato. La Kefiah e il calore di una dolcezza infinita e incondizionata che stava per spezzarsi, generando anni di lacrime e buio. La Kefiah e un'empatia forte come mai prima. La Kefiah e un'ingenuità rubata, violata e tradita.
Le paranoie che dominano un'esistenza. Gli incubi che squarciano la notte. Le paure che paralizzano l'anima. Il dolore che veglia. Il panico che taglia l'aria. Lo stomaco che implode, mentre il cervello esplode. 


"And you say this ain't living 
You say you can't go on 
You only take as you're given 
And now your hope is all but gone 

Though you lost your way (Now is not forever) 
But i know your pain 

We all fall sometimes you're not the first 
But i know it hurts, yeah i know it hurts 
In the end you'll find what you deserve 
Still i know it hurts, yeah i know it hurts 

There are tides slowly rising, 
the storm is on its way, yeah 
But you can't keep on fighting, 
so battered, worn and so afraid

Though it's sad and wrong, i hope you will remember 
You must carry on"

E poi silenzio. Buio. Calma.

mercoledì 5 giugno 2013

E se domani



Se diventassi terra, mi raccoglieresti in un contenitore di cristallo solo per potermi sfiorare di tanto in tanto?
Se diventassi pioggia, mi berresti alla fonte più pura del cielo solo per poterti dissetare ancora di me?
Se diventassi fuoco, ti getteresti tra le mie fiamme per ardere ancora insieme?
Se diventassi aria, mi lasceresti perdermi tra i tuoi capelli?
Se non potessi più parlare, ascolteresti i miei silenzi?
Se non potessi più ascoltare, mi stringeresti sempre le mani per farmi capire?
Se non dovessi più ricordare, mi racconteresti di noi ogni giorno?

E se di nuovo non fossi più in me e ti facessi ancora del male, mi prenderesti ancora il viso tra le mani per calmarmi e darmi la tua luce?

mercoledì 9 gennaio 2013

Punteggiatura


La virgola è un oceano
tra i miei si e i miei se.
Il punto è la terra ferma
delle tue braccia.
L'inchiostro dei nostri nomi
unisce le nostre labbra.

giovedì 27 dicembre 2012

L'inganno



Lampi tuonavano
armati di fulmini.
Erano tagli
nei polmoni
malati del cielo.
Ogni nuvola nera
era un respiro
in meno,
ogni goccia di pioggia
un singhiozzo in più.
La sofferenza
aleggiava,
soffocando il Sole
e stuprando la Luna.
Trombe d’aria
spazzavano via
il vento.
I titani,
riuniti dall’Ombra,
rubavano le stelle
e saccheggiavano
il tempo.
Migliaia di corvi
vegliavano
con occhi di vetro
e migliaia di avvoltoi
attendevano, vigili,
la carcassa.

Solo la Morte
sedeva in pace,
ritta,
su un trono
di ingiustizie
e malattie,
sapendo di
essere la soluzione.
Tuttavia, sorrideva:
non avrebbe lasciato
alcuna carcassa
per gli avvoltoi.