martedì 18 settembre 2012

Voglio rischiare ad aggrapparmi sugli spigoli


Uno, due, tre. Respira. Spingi. Uno, due, tre. Respira. Spingi. Uno, due, tre...
Stringo i denti, i muscoli fanno male. Ogni fibra è tesa ad ascoltare i miei comandi. Ogni cellula è diventata un pozzo di sudore. Ogni respiro è un taglio più profonfo alla gola. Cerco di non pensare, ma viene spontaneo chiedermi come ci sono finta qua giù.

Otto giorni di Rilevamento Geologico, un corso obbligatorio del mio piano di studi (Scienze Geologiche) che serve ad insegnarci come si preparano carte geologiche e relazioni a partire dall'esperienza sul campo. 
Tutti mi dicevano che Rilevamento cambia la vita, in positivo di solito. Ma non ho mai capito perchè prima di andarci. In effetti, cambiano molte cose quando condividi uno spazio non molto grande con 25 persone per 8 giorni, restando a lavorare con loro anche fino all'alba e dandovi una mano a vicenda. Metti alla prova te stesso e i tuoi nervi e, inevitabilmente, cresci. Le gite del liceo non sono nulla se paragonate a questo. E' stata un'esperienza davvero unica, in grado di cambiare i miei punti di vista e di regalarmi una serenità mai conosciuta prima. Forse anche per quello che è successo.
Siamo stati divisi in otto gruppi da tre, con noi c'erano quattro professori ma solo uno è il docente del corso. Io ero con le mie migliori amiche.
I primi quattro giorni siamo stati accompagnati da tre dei professori, sia perchè eravamo in una delle zone più distanti dall'ostello sia perchè avevamo delle difficoltà tecniche. Il quinto giorno ci hanno lasciate andare da sole, carte alla mano ovviamente. Ormai avevamo finito, ci servivano solo delle conferme.
Ci siamo incamminate in un sentiero, siamo passati accanto ad un vecchio casale e al suo recinto pieno di lana. L'odore dell'erba e dell'aria pulita ci accarezzavano i polmoni e rinfrescavano i nostri pensieri stanchi.
Abbiamo attraversato il prato di una collinetta, tra pecore che belavano senza scappare. E poi, siamo arrivate ad un vicolo cieco.
Il sentiero indicato sulla carta, per il quale avremmo dovuto proseguire, era lì davanti a noi, sbarrato dal filo spinato. Ci siamo sentite perse, dovevamo arrivare dall'altra parte per essere certe che ci fosse quello che pensavamo.
Abbiamo continuato a scendere per la collinetta e l'abbiamo visto. Un piccolo fosso con un ruscello. Adesso dovevamo solo attraversarlo.
Dopo cinque minuti di pausa e di ragionamenti vari, sono andata da sola dall'altra parte. Se fossimo andate io e S., I. sarebbe rimasta ad aspettarci...ma se ci fosse successo qualcosa, lei (per più di un motivo) avrebbe impiegato più tempo per chiamare aiuto. Ho preferito che S. rimanesse con lei. Ovviamente ho posato lo zaino.
La discesa e la risalita dal fosso, a parte qualche graffio dovuto ai rovi, sono andate bene. Dall'altra parte c'era un prato in fiore tanto grande ed esteso che mi si è fermato lo stupore negli occhi e le mie gambe hanno impiegato qualche secondo ad andare avanti.
Camminando camminando, ho intravisto quello che c'interessava. Un alberello mi nascondeva in parte l'affioramento che si ergeva, imponente, sull'altro lato della collina. Andarci era impossibile, ma vederlo era già molto.
Mi sono spostata un po' a sinistra e leggermente in avanti. Ma quel leggermente è stato troppo. In un secondo, ero sospesa a 150 m (se non di più) nel vuoto. Sotto di me solo rocce su cui sfracellarmi.

Uno, due, tre. Respira. Spingi. Non ci sono rocce a cui aggrapparmi, solo terreno umido che scivola dalle mani e dalle unghie. Qualche ape mi gira in torno, ma non ho tempo per lasciarmi prendere dalla mia fobia adesso. Un attacco di panico è l'ultima cosa che serve in queste condizioni.
Uno, due, tre. Respira. Resisti. Gridare aiuto sarebbe stato inutile, neanche le mie amiche possono sentirmi. Il sudore ha iniziato a velarmi gli occhi. I miei piedi penzolano senza appiglio. Le braccia iniziano a farmi male e le mani a cedere. Ma non posso arrendermi ora.
Uno, due, tre. Respira. Spingi. Cerco di pensare ad altro mentre tento di tirarmi su, senza perdere la concentrazione. Penso a cosa succederebbe se mollassi, alle persone che lascerei e quali mancherei davvero. I miei genitori sono il primo spasmo dei miei neuroni. La notizia li distruggerebbe e non sarebbero più in grado di andare avanti, soprattutto mia madre. Le mie amiche, che mi aspettano dall'altra parte del ruscello, resterebbero sotto shock a lungo. Mancherei a qualche altra persona dell'università, lo so.
Uno, due, tre. Respira. Resisti. Continuo a contare, ad inspirare ed espirare regolarmente. Mi rendo conto che mi sto tirando su, un po' alla volta. Ad un tratto penso a quei capelli rossi, alla morbidezza dei loro lunghi ricci. Chiudo un attimo gli occhi e sogno di nasconderci il viso per annusarli. Non importa se stiamo insieme da poco più di una settimana, ma è al mio ragazzo che penso. A quanto è bello stare tra le sue braccia, a come riesce a calmarmi, a come sappia sempre cosa dire e cosa fare per rendermi felice. Ho pensato all'odore della sua pelle, alle mie mani tra i suoi capelli, ai nostri abbracci e ai nostri baci. Ho pensato alle parole e ai respiri che ci eravamo scambiati fino ad allora. E mi è bastato per capire che voglio lui e basta, nonostante i dubbi iniziali. Ho realizzato che lui è l'ultimo treno che ho preso, che sono arrivata al capolinea.
Uno, due, tre. Respira. Spingi. E mi basta per tirarmi su del tutto. Apro gli occhi e vedo di nuovo il prato. 

Ho continuato ad avere i nervi saldi per un po'. Mi sono data una rapida ripulita, ho ripreso fiato e, tornata dall'altra parte del ruscello, ho detto alle mie amiche che dall'altra parte c'era quello che ci aspettavamo ma che non potevamo arrivarci. 
Ho mandato un messaggio a F., dicendogli che lo amo. Perchè quando si vive un'esperienza simile, dopo non bisogna sprecare neanche un attimo e avere paura di nulla.
Solo a pranzo mi sono concessa un crollo di nervi con le mie amiche e con lui, raccontando tutto. Mi ci voleva per rilassarmi.

Dicevano che rilevamento cambia la vita.
Ma non pensavo tanto. 

Ps: ogni riferimento a fatti e persone è reale e risale al primo giugno.

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